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Edizioni consigliate

27/03/2018

Usciti e di prossima uscita, letture consigliate.

Per chi è interessato ad approfondire l'argomento #streetart senza perdersi nel marasma delle ormai troppe edizioni che trattano l'argomento con filippiche giornalistiche e spettacolari patinature. #sporcareimuri è un libro dal testo sintetico ed esaustivo, un'ottima analisi della situazione attuale. le immagini contenute sono essenzialmente di supporto, le interviste sono brevi e concise sia a #writers che a #streetartist italiani, tutti veterani. è un libro rapido e alla portata di chiunque, anche economicamente.
Scritto da Alessandro Dal Lago e Serna Giordano. 
DeriveApprodi è la casa editrice.
Pecche?: la solita immagine di copertina con Banksy.

Seconda segnalazione: di prossima uscita, il 19 aprile sarà nei negozi un nuovo libro, scritto da Andrea Cegna: Elogio alle tag. Arte, writing, decoro e spazio pubblico.

Con una mia intro sull'argomento.

Pagine: 160.  Prezzo: E 13,00.  ISBN: 978-88-98922-41-3.  Distribuzione: Messaggerie Libri SpA

Promozione: Libromania Srl, agenzia x, via G. Ripamonti, 13 - 20136 Milano, tel. 02/89401966

contatti@agenziax.it • www.agenziax.it

 

E per ultimo, vi segnalo una uscita imminente che ha a che fare con "Bello Figo", non vi dico altro! dove ci sarà una mia illustrazione.

   


Hafla in Villa

25/02/2018

Hafla in Villa, Villa Pallavicini, Milano, 
Festa in cui diversi artisti regaleranno al pubblico per puro divertimento un momento prezioso della loro ricerca o del loro gioco con l'arte.  
Ci sarà un live painting a cura di Marco Teatro, una mostra fotografica sul Marocco di Nicole Camino, la musica di ÜsküB con Franz Reinerio e Isodoro Concas, MAAT Project ovvero musica e danza al femminile con Elisabetta Daolio, Marzia Palmieri, e le danzatrici dalle mille sfaccettature Elisabetta Sias, Marina Aurora, Sara Tremolizzo, Simona Olivieri, Sofia Verco, il gruppo Fairy Circle con Giuliana Mantovani e Stefania Bancone e un finale a sorpresa con ZumBalkan. 
Presenti con tutta la loro emozione in un piccolo omaggio le affezionate ballerine "baladi ladies", "egyptian pop girls" e "drums dancers". 
Non mancheranno pasticcini e un buon thè alla menta. 


MANIFESTO PER UN'ARTE PUBBLICA E COMUNE

18/09/2017

MANIFESTO PER UN' ARTE PUBBLICA E COMUNE

 

Negli ultimi anni come sappiamo, si è assistito a uno sdoganamento totale della street art e ad uno sviluppo impressionante di tutte le forme di arte urbana. Il cambiamento di attitudine nella creatività di migliaia di giovani artisti, il cambiamento travolgente che sta attraversando il mercato dell’arte segnano il passo del ventunesimo secolo e pongono interrogativi sul futuro. Sulle possibilità di sviluppo del lavoro artistico e sul ruolo stesso del fare arte. 
L’integrazione della street art in progetti vari di “recupero” è stata ampiamente impiegata in varie città nell' ambito di progetti più o meno partecipati, in accordo con le istituzioni pubbliche e soprattutto private. Sta di fatto che oggi anche in Italia, ci sono facciate dipinte e interventi d’arte urbana che seppure tra mille distinguo, riportino un certo successo nel pubblico. 
Al di la di tutte le possibili riflessioni critiche su un fenomeno cosi multiforme, non c' e dubbio che il nuovo muralismo seppure in maniera frammentaria, sta proponendo uno sguardo diverso sulla città. Se negli anni '60 e ‘70 il muralismo (fenomeno di nicchia), non riuscì a destare l’attenzione di urbanisti e architetti a distanza di quaranta anni, le potenzialità innovatrici della street art, sono sotto gli occhi di tutti. 
La rinascita diffusa dell’interesse verso la pittura murale e più in generale verso una dimensione Pubblica dell’arte, sta già portando esiti interessanti in varie città d’Italia ma siamo ancora in fase di sviluppo. 
Sembra mancare un piano di lungo termine e una volontà di connettere le varie realtà operanti sui territori. Le istituzioni culturali e il sistema dell’arte in Italia non hanno saputo fare “sistema” per dare uno sviluppo coerente al rapporto tra le varie anime della pubblic art e le esigenze delle città. 
Fino ad un decennio fa, tra gli artisti che operavano in strada, c' erano più o meno radici comuni, nel Writing come nel graffitismo punk degli anni 80 nell' hip hop e nelle cosidette “ controculture”.

Si condividevano i luoghi di ritrovo dell’area contro culturale, quei centri sociali che oggi sono in profonda crisi.  Spesso sono stati i movimenti e le aree della contro egemonia che non hanno saputo mettere a frutto il patrimonio di cui sono stati portatori e motori per trenta anni.

Sta di fatto che oggi l’erosione degli spazi sociali, dei margini di diffusione e condivisione culturali che questi permettevano, accanto alla precarizzazione totale di ogni aspetto della vita, ha investito pienamente il lavoro di tanti artisti e operatori culturali della scena.  Si è generato quello che sembra essere un nuovo riflusso nel privato, proprio adesso che ci sarebbe più bisogno di socialità e condivisione di idee per uno sviluppo collettivo del lavoro artistico, e più in generale del lavoro.
L'avvento della rete e l'esplosione del fenomeno mediatico “Street art” (che è un fenomeno legato a doppio filo con internet) se da un lato ha allargato l' attenzione del pubblico, dall' altro l' ha resa anche più superficiale. La “rete” negli anni, in qualche modo ha fatto si che tutti si occupino di Street art, anche artisti e operatori che provenivano da percorsi creativi, politici e umani differenti.

Con il crescere dei fenomeni spontanei nelle strade e soprattutto dell’interesse mediatico, le istituzioni hanno iniziato a concedere spazi di margine a tutte le realtà più legate alla vita dei territori, preoccupandosi con la concessione di muri legali, principalmente di reprimere e contenere il pullulare di fenomeni illegali. L'atteggiamento tiepido nei confronti di ulteriori possibili sviluppi è andato avanti fino a che il fenomeno mediatico street art non è esploso. Nella seconda decade degli anni 2000 la street art fa epoca, diviene un brand mediatico. Investe il costume, la pubblicità, l’estetica urbana, fondazioni, multinazionali agenzie, gallerie e operatori promuovono il lavoro di artisti prestati in mille progetti di riqualificazione.

 Nel veloce processo di trasformazione urbana e sociale degli ultimi venti anni è naturale che queste forme d’arte strettamente legate all’estetica pop, si siano ritagliate uno spazio cosi visibile.  La cosiddetta street art è l’arte per tutti e di tutti; non è un movimento omogeneo, anzi non è affatto un movimento, è un fenomeno sociale e creativo molto variegato che viene raccolto in una categoria dai media, ma in realtà è una miriade di singoli artisti o gruppi di artisti su traiettorie differenti. Oggi le multinazionali, i grandi musei, le fiere dell’arte, vogliono anche la street art; un fenomeno main stream che da un lato valorizza tutto il movimento, dall’altro riduce spesso gli interventi a decorazione inoffensiva, di moda e spesso a basso costo. La scena della cosiddetta street art Italiana, da qualche anno fornisce a gallerie, agenzie pubblicitarie, operatori del settore, grandi aziende e pubbliche amministrazioni, un parco sempre crescente di lavoratori dell’arte a basso costo. Non è casuale che questo capiti in questo preciso momento storico e politico, nel pieno di una crisi economica globale che è in fondo una crisi da sovrapproduzione, cui non è esente il mercato dell’arte! Non è un caso che solo ora, un mercato dell’arte ormai preda di asfittiche speculazioni e incapace i raggiungere il pubblico, dia spazio e legittimazione (tentando spesso nuove speculazioni) a fenomeni che esistono nell’underground come realtà globali e fuori da ogni logica commerciale, da oltre quaranta anni.  
La pittura murale popolare in tutte le sue forme , la poesia di strada, il teatro  di strada, non nascono nel mondo delle gallerie d’arte, o delle accademie e dei circoli dell’arte con l’A maiuscola. Anche se a volte assurge a fenomeno d’arte vero e proprio, è nata spontaneamente da individui o gruppi primariamente per scopi sociali e comunicativi. È fiorita negli spazi sociali costruiti dal basso, ai margini del mondo della cultura ufficiale.
Non si può pertanto lasciare alle gallerie, né alle istituzioni, né al mercato pubblicitario, la decisione su cosa debba essere riconosciuto come arte. Questa è la contraddizione che il rapporto tra graffitismo e sistema dell’arte porta con sé. Il mercato dell’arte è strutturato per creare speculazione economica, pertanto può cooptare soltanto un numero ristretto di “nomi” e non la massa creativa che compone la street-art, con tutto il suo portato di valore estetico e sociale. Per cercare delle vie d'uscita alle contraddizioni che investono il nostro agire, da una parte bisogna ricostruire la partecipazione nel rapporto con i territori, dall’altra lavorare proprio sulla pianificazione degli interventi e sulla proposta di progetti artistici, legati a programmi socio educativi a lungo termine per una produzione artistica varia e multidisciplinare.

Proporre ragionamenti più ampi sul ruolo dell'arte, sulle possibilità di sviluppo nell'integrazione con lo spazio urbano e nella vita sociale e produttiva dei quartieri.

In questo momento storico ed economico, bisogna ripartire da un ragionamento sulla ricchezza che l’arte può creare nella società, sia sul piano della produzione materiale sia sul piano della trasmissione del sapere. Imparare attraverso il fare permette all’uomo di comprendere se stesso quindi l’arte trova un suo senso profondo anche nella trasmissione del saper fare.

La via di sviluppo possibile per queste forme di arte è l’arte pubblica, o arte comune.  
L’arte pubblica spontanea, come si sta manifestando da quaranta anni, è solo una fase di passaggio. La prospettiva per il futuro deve essere necessariamente verso l'arte visiva di ricerca, culturale e tecnica... grande decorazione integrata all’architettura, pensata già dalla fase progettuale e realizzata con tecniche diverse e materiali di maggior pregio e durevolezza. Se non in rarissimi casi non si è visto ancora fiorire tutto questo dalla cosiddetta street art.
Sarebbe un sogno che questo potesse nascere ancora da laboratori aperti e partecipati sul territorio, gestiti da collettivi di artisti che operano offrendo un servizio al territorio, in accordo con le istituzioni e soprattutto con gli abitanti. Questo tipo di sviluppo ovviamente necessita molto tempo e d’investimenti solidi che potrebbero essere trovati nell’integrazione pubblico/privato, ma con attenzione particolare alla valenza sociale dei progetti e al loro legame con la comunità che li ospita. Le proposte e i progetti di arte nel sociale sono  gia stati sperimentati, ma mai come oggi il terreno è stato più fertile per ipotizzare e programmare grandi sviluppi  creativi e sociali. Attraverso l’interazione tra i laboratori, l’associazionismo, gli abitanti, gli artigiani e le realtà produttive del territorio in cui si opera, partendo dal tracciato dell’arte spontanea, si potrebbe dare inizio a un nuovo Rinascimento.

Andrea Kiv Marrapodi,  artista visivo, decoratore

Marco Teatro, artista, scenografo.

 


Apocalisse - H is for Horse, H is for Hope

02/07/2017
APOCALISSE - "H is for Horse, H is for Hope"
artisti
concept, film, design installazione
Saskia Boddeke
script, opere d’arte
Peter Greenaway
musiche originali
Luca D’Alberto
montaggio video
Elmer Leupen
luci
Paolo Casati
suono
Danny Weijermans
scenografia
Marco Teatro
second life design
Rose Borchovski AKA
Saskia Boddeke

Riprese video / film shoot
direttore della fotografia
Ruzbeh Babol
costumi
Marrit van der Burgt
trucco
Anna De Vriend

performers
Cavalieri
Hendrik Aerts
Speranza
Pip Greenaway
Danzatrice cavalli
Dunja Jocic

produzione Luperpedia
ispettore di produzione
Annette Mosk
relazioni pubbliche e stampa
Lys Bouma
ricerca immagini
Willemien Ruys
assistente produzione statue
Willemien Gerbrandy

produzione italiana
produttore esecutivo
Lo Scrittoio
Cinzia Masòtina
Claudio Puglisi
coordinamento tecnico
Paolo Casati
assistenza scenografia
Props & Culture
service audio-video-luci
Opera26
costruzioni e scenotecnica
Tecnoscena

60 Festival di Spoleto
EX MUSEO CIVICO | Apocalisse
dal 2 al 16 luglio